lunedì 11 gennaio 2010

Bianco, che più bianco non si può

Quando arrivò a Madrid nel mercato di riparazione 2006 venne accolto da non poco scetticismo. Giudicato poco "galactico" e troppo giovane, l'allora diciannovenne Gonzalo Higuain sembrava destinato a essere schiacciato dai grandi dello spogliatorio blanco, a partire da Raul e Van Nistelrooy. Ma il ragazzo nato in Francia e cresciuto in Argentina sapeva di poter sfondare a Madrid. Aveva rifiutato il corteggiamento del Milan per approdare al Bernabeu ed era pronto a studiare da merengue. Quella di Fabio Capello e Predrag Mijatovic si è però rivelata una delle scelte di mercato più azzeccate degli ultimi anni. Pagato "solo" 13 milioni, Higuain si è ambientato in fretta, segnando pure il gol del decisivo successo contro l'Espanyol che diede il titolo della Liga al Real. L'anno dopo è stato uno dei pochi a salvarsi dal disastro chiudendo la stagione a quota 22 gol tra campionato e coppe eppure in estate il club sembrava pronto a cederlo per fare spazio a un nuovo galactico, Benzema. Ma Higuain ha tenuto duro, ha relegato prima Raul e poi l'attaccante francese in panchina e oggi è la stella dell'attacco merengue, il terminale offensivo di quella enorme mole di occasioni che il trio Cristiano-Kakà-Van der Vaart ha dimostrato di saper costruire. E così nella neve del Bernabeu, Higuain è parso ancora più bianco, come il colore che era nel suo destino.
Anche in nazionale il suo destino è quello di dover fare a spallate: Maradona, forse per la sua origine sponda River, lo considera poco e gli ha preferiti spesso Aguero, Palermo, Denis, prima di schierarlo per le ultime due decisive partite che infatti hanno dato la qualificazione ai Mondiali alla albiceleste. In Sudafrica Higuain, che due anni fa rifiutò la convocazione per la francia di Domenech preferendo l'Argentina, ci sarà e sfiderà proprio la Spagna al primo turno. Ma prima di allora vuole vincere la Champions, sempre che, ancora una volta, il Real non decida di usarlo come pedina di scambio con l'Arsenal nell'affare Fabregas. Sarebbe delittuoso.
Ps. apprendo ora che contro il Maiorca si è procurato un infortunio muscolare che lo terrà fermo per le prossime tre settimane: caro Benzema, se sei davvero galactico hai le partite contro Bilbao, Malaga e Deportivo per dimostrarlo

sabato 2 gennaio 2010

Chendo-Camacho, amarcord a Pamplona

Sono stati per sei anni due pilastri della difesa del Real e domani sera si rivedranno su due panchine diverse: la prima sfida della Liga 2010 tra Osasuna e Real Madrid offre l'occasione per ricordare Miguel Portlan, detto Chendo, e Josè Antonio Camacho. Il primo è oggi delegato di campo del Real, il secondo allena l'Osasuna che ospita domani le merengues. Difensori dalle caratteristiche diverse, i due hanno giocato insieme dal 1983, quando Chendo trovò il suo posto di titolare fisso al Bernabeu, e il 1989 quando Camacho lasciò il calcio giocato dopo 16 anni al Real. Insieme hanno segnato un'era madridista, caratterizzata da due Coppe Uefa di fila ('85 e '86) e quattro titoli consecutivi della Liga ('86-'89).

Quella difesa spesso non era irresistibile, come dimostrò ad esempio il Milan di Sacchi in un paio di occasioni, ma si basava sulla forza fisica e su una forte caratterizzazione spagnola, rafforzata anche dalla presenza di Sanchis prima di Fernando Hierro poi.
Accomunati dalle origini della regione di Murcia, i due, curiosamente, vennero separati nel giorno dell'esordio del più giovane Chendo. Il difensore, infatti, giocò la sua prima partita di Liga con la maglia del Real l'11 aprile del 1982 contro il Castellon: in quella gara erano schierati solo giocatori della primavera madridista a causa dello sciopero dei calciatori professionisti spagnoli. Ma dalla stagione successiva Chendo e Camacho divennero due punti fermi e inseparabili dello scacchiere madrileno.
Dopo l'addio al calcio Chendo è rientrato nei ruoli dirigenziali del Real Camacho ha invece scelto la panchina senza però molte soddisfazioni sinora: dopo avventure non notevoli alla guida di Rayo Vallecano, Siviglia e Espanyol, è approdato al ruolo di ct della Spagna che arrese nei uarti degli Europei '98 contro la Francia di Zidane. Dopo un'esperienza al Benfica, con cui ha vinto la Coppa di Portogallo, unico trofeo vinto da allenatore, Camacho sbarcò sulla panca del Real Madrid nella disastrosa stagione 2002/03, ma la disastrosa esperienza durò solo tre mesi, prima dell'addio e del ritorno al Benfica.