domenica 20 dicembre 2009

Il muro dei Diarra

Dalla passeggiata contro il Saragozza, che è in completa confusione mentale e ha perso ieri 6-0 al Bernabeu, emerge l'interessante cerniera di centrocampo proposta da Manuel Pellegrini. Vista la squalifica di Xabi Alonso, infatti, il trcnico cileno ha schierato insieme i due Diarra, Mahmadou e Lassana: una cerniera praticamente inedita ma che ha funzionato a meraviglia, assicurando ottimo davanti alla retroguardia ma anche la giusta precisione nel passaggio utile a far ripartire l'azione, nella maggior parte dei casi affidandola al piede sempre più ispirato di Van der Vaart.
Strano destino quello che accomuna i due Diarra. Il primo, Mahmadou, è nato a Bamako, nel Mali, e si è formato calcisticamente in Olanda agli ordini di Ronald Koeman nel Vitesse. Da lì il passaggio al Lione del quadriennio d'oro che portò altrettanti titoli di campione di Francia nella bacheca dell'Olympique. Poi, nel 2006, il passaggio al Real che da tre anni cercava invano un degno sostituto di Makelele. Diarra ha faticato a conquistarsi spazi e nella scorsa stagione ha pure subito un brutto infortunio. A quel punto il Real è tornato sul mercato prendendo a metà stagione Lassana Diarra, ex Chelsea e Arsenal. Il 23enne francese si è subito imposto per la capacità di leggere il gioco avversario ma anche per l'ottima tecnica che gli permette di far spesso ripartire l'azione con ottime intuizioni.
Ieri Pellegrini li ha schierato insieme alle spalle di Van der Vaart e il centrocampo del Saragozza è completamente sparito. E' sicuramente merito loro se Casillas ha dormicchiato per l'intera partita e se la difesa, con Garay e Albiol centrali (coppia che mi mette un po' i brividi) ha fatto un figurone. Il Saragozza è certamente poca cosa, ma Pellegrini ha scoperto ieri di aver un'alternartiva in più per un centrocampo coperto.

martedì 15 dicembre 2009

Il ko di Pepe e "il vizietto" di Florentino

L'infortunio di Pepe sta facendo riemergere il vecchio vizio di Florentino Perez, la sua avversione per quella fase del gioco del calcio che si chiama difesa. Già, perché pare che ieri, al termine di una lunga riunione del direttivo coordinata da Valdano, sia emersa la salomonica decisione di non prendere nessuno sul mercato di gennaio per sostituire il centrale portoghese, l'unico che offra vere garanzie di classe in difesa dell'intera rosa del Real. Con buona pace di Sergio Ramos, che, s'intenda, ha tutta la mia stima, ma ha anche dimostrato di non poter comandare e reggere da solo il reparto difensivo di una squadra che visto il suo parco attaccanti/centrocampisti può e deve ambire a conquistare Liga e Champions League.
Da ciò sembra chiaro che boccio l'ipotesi di spostare Ramos centrale: lo spagnolo potrebbe anche andar bene, ma l'idea di una coppia centrale Ramos-Albiol mi atterisce. In più lo spostamento di Ramos costringerebbe Pellegrini a schierare Marcelo come esterno di difesa, arretrandolo, con una doppia coneguenza negativa. Marcelo non garantisce alcuna sicurezza in copertura. Marcelo si sta rivelando un prezioso centrocampista. Le alternative sono poche: Metzelder, che pure aveva dimostrato ottime cose ai tempi del Borussia Dortmund, è ormai un mezzo fantasma, che continua ad infortunarsi in allenamento. Garay è sicuramente un talento da coltivare ma dandogli la responsabilità di una maglia da titolare si rischia solo di bruciarlo. La proposta di Roberto Carlos che si è detto pronto a tornare per dare una mano in difesa è commovente, ma poco credibile da un punto di vista atletico.
Bocciata l'idea di uno spostamento di Ramos, il ritorno sul mercato è quindi indispensabile: bisogna prendere un centrale e l'idea di uno scambio di prestiti con il Chelsea che ci darebbe Carvalho prendendosi Van Nistelrooy è sinceramente allettante. Il portoghese è uomo che da' sicurezza al reparto, mentre Ancelotti potrebbe ridare nuova linfa all'olandese utilizzandolo durante la Coppa d'Africa quando i blues perderanno Drogba e Kalou. La prossima gara con il Saragozza darà le prime risposte. Sperando che Florentino capisca che per arrivare alla finale del Bernabeu i gol bisogna anche non prenderli.

venerdì 11 dicembre 2009

Van der Vaart, a Valencia appuntamento con il destino

Kakà alle prese con la pubalgia, Guti è infortunato ma anche se stesse bene ha ormai litigato di brutto con Pellegrini. Le idee del Real Madrid passano in queste settimane per la testa di Rafael Van der Vaart. Per il centrocapista olandese si tratta di un periodo determinante, l'occasione giusta per dimostrare finalmente di poter essere un protagonista di questo Real che, sono convinto, ha bisogno anche di lui per tentare l'assalto a Liga e Champions.
Che Van der Crack, come venne soprannominato al suo arrivo a Madrid nell'agosto 2008 (per 13 milioni dall'Amburgo), sia un ottimo giocatore dubbi non ce ne sono. Cresciuto nelle giovanili dell'Ajax, il ragazzo nato nel febbraio 1983 ad Heemskerk nell'umida Olanda settentrionale, Van Der Vaart dimostra il suo talento fin dalle giovanili, diventando nel 2001 la stella delle nazionali U19, U20 e U21 olandesi. Quell'anno diventa pure titolare fisso nell'Ajax esplodendo poi nella stagione 2002/03 quando segna 18 gol ion 21 partite di campionato. Dall'Olanda passa all'Amburgo che non naviga in buone acque, ma guadagna la fiducia di Van Basten che punta su di lui per Euro2008: in Austria e Svizzera, in coppia di Sneijder, stupisce il mondo e fa polpette di Francia e Italia nel primo turno prima di scigliersi inspiegabilmente ai quarti contro la Russia.
Il Real lo prende proprio dopo gli Europei, per ricostruire la coppia Orange, ma Van der Vaart non piace a Juande Ramos e fa tanta tribuna. L'estate scorsa Sneijder va all'Inter, Pellegrini lo dichiara cedibile ma il Real non trova un acquirente. E così l'olandese resta e convince il tecnico cileno in allenamento: dopo la salutare rottura con Guti, tocca a lui fare da regista e Van der Vaart risponde bene, dimostrando intelligenza tattica sia nel 4-2 all'Almeria che, soprattutto, nel successo di Marsiglia in Champions. Domani sera sarà lui a guidare il Real che va a Valencia senza Kakà e senza Cristiano Ronaldo, Un appuntamento con il destino, perchè il centrocapista landese doveva finire proprio al Mestalla nell'estate del 2007: si fece anche fotografare con la maglia del Valencia per forzare la mano all'Amburgo che si rifiutava di cederlo. Per quella foto fu multato, poi l'anno dopo sbarcò a Madrid, ora proprio a Valencia ha l'occasione di essere un campione da Real.

martedì 8 dicembre 2009

A casa di Zizou

Stasera le Merengues vanno a Marsiglia con una bella fetta di qualificazione già in tasca. Marsiglia è, però, per i madridisti l'occasione perfetta per fare un tuffo nel recente passato, segnato da Zinedine Zidane che proprio nella città francese è nato il 23 giugno del '72. Zizou, figlio di immigrati algerini, è cresciuto nel popolare quartiere della Castellane e proprio lì, nello slargo di Piazza Tartane, si è innamorato del calcio nelle interminabili partite fino a sera tarda, lì ha cominciato a far parlare di se', facendo impazzire con i suoi dribbling i ragazzi più grandi.
Curiosamente Zidane non ha mai vestito la maglia del Marsiglia: la sua prima squadra vera è stata infatto il Cannes che lo prese nel 1986 grazie a Gilles Rampillon, scout del club della Costa Azzurra. A Zidane venne proposta una prova di una settimana: "Dovevo stare al Cannes per otto giorni, ci sono rimasto sei anni", ricorda Zizou sul suol sito ufficiale. Da lì cominciò la parabola del fuoriclasse che ha segnato i primi anni (2001-2006) del terzo millennio per il Real Madrid, guidando da leader le merengues alla conquista della nona Champions League, di due titoli della Liga e di una Coppa Intercontinentale e deliziando il Bernabeu con le sue finte, i suoi dribbling in corsa, i suoi stop che mi ricordavano le volee' di McEnroe. Nonostante quella insensata notte di Berlino, grazie Zizou.

venerdì 4 dicembre 2009

Trovate un precettore a Sarabia

Il Real ha deciso di promuovere Pablo Sarabia dalla primavera al Castilla, la filiale per i giovani Merengues che gioca in Segunda B, l'equivalente iberico della nostra C1 (e non mi frega niente che ora in Italia si chiama in un altro modo, perchè sto scrivendo per passatempo e quindi le cose vanno come dico io). Bene, bravi, ottima idea, anche perchè Liam Brady, braccio armato di Arsene Wenger, è già un anno che si presenta a casa dei genitori del ragazzo per offrirgli un allettante trasferimento a Londra, sponda Arsenal.
Per non farci scappare il talentino che ha già giocato a 16 anni l'EuropeoU17 e un mese fa il MondialeU17, oltre ad aver segnato il gol decisivo nella finale del Mondiale U18 per club contro il Barcellona, il club merengue ha deciso di fargli firmare un bel contratto da professionista passandolo al Castilla, ma c'è un problema. Sarabia va ancora a scuola e le lezioni mal si conciliano con gli allenamenti mattutini del Castilla, club professionistico.
Sarabia è un centrocampista offensivo, capace di giocare a sinistra o dietro le punte ed è considerato uno dei migliori talenti iberici della generazione del '92. Troviamogli un precettore. E teniamocelo.

martedì 1 dicembre 2009

Un autunno difficile

E pure il clasico è andato a farsi benedire. Con la sconfitta per 1-0 al Camp Nou, nonostante la buona intuizione tattica di Pellegrini che per un'ora circa ha disinnescato il centrocampo dei catalani, si chiude una orima parte di stagione che si può serenamente definire fallimentare per il Real della seconda era Florentino Perez.
I numeri dicono che le merengues hanno vinto 9 delle 12 partite di Liga giocate finora, e tre delle cinque partite di Champions League. Sono primi nel girone della competizione europea e secondi in campionato a due punti dal Barcellona.

Ma i numeri non devono illudere. Il Real, infatti, ha perso tre delle quattro partite che ha giocato finora contro squadre di primo livello europeo, 2-1 a Siviglia, 1-0 a Barcellona e 2-3 in casa contro il Milan, ottenendo un solo punto nell'1-1 del ritorno di Champions a Milano. Questi quattro risultati mettono inevitabilmente in evidenza come la squadra di Pellegrini manchi ancora di un gioco vero e proprio e che quindi, sia incapace di imporlo a squadre tecnicamente e tatticamente ben attrezzate. Con le "piccole" il Real invece vince grazie al tasso tecnico sicuramente maggiore, pur soffrendo in assenza di Cristiano Ronaldo, come dimostrano i successi striminziti contro Getafe e Racing e lo 0-0 contro lo Sporting Gijon.

E nfatti contro il Barca è stato ancora una volta Ronaldo a tenere in apprensione la difesa avversaria, mentre Higuain si è sciolto forse sotto il peso della responsabilità. Segnali incoraggianti sono arrivati da Kakà che, comunque, sembra ancora non riuscire a dialogare con i compagni, soprattutto con Marcelo che continua ad agire da cane sciolto, senza una disciplina tattica precisa. Nessuna risposta concreta, invece, da Benzema, che anche contro i catalani è parso molle, senza la grinta per aggredire il pallone e far male in area.

Bilancio quindi sicuramente negativo, anche senza citare il disastro della Coppa del Re. Ma il fatto che il Real sia ancora in alto in campioato e vicinissimo alla qualficazione agli otavi di Champions regala a Pellegrini ancora un po' di tempo per creare una squadra vera, perchè, soprattutto in Europa, da gennaio di avversarie "piccole" non ce ne saranno più.

venerdì 27 novembre 2009

Il clasico dei dubbi

Si riparte inevitabilmente dal 6-2 dell'anno scorso che regalò la Liga al Barca e umiliò il Real. Il clasico di domani sera è il numero 206 della storia, in partite ufficiali, e deve dare risposte sia ai catalani, che vogliono verificare se davvero con l'Inter sono usciti dalla crisi, sia alla fragile impalcatura costruita da Pellegrini.
Il Real va al Camp Nou da primatista, è vero, ma non ha ancora trovato quel gioco che davvero serve per tenere testa al Barcellona. Lo ha dimostrato ancora una volta mercoledì, quando c'è voluto il solito Higuain a togliere le castagne dal fuoco. Ma 'el Pipita' partirà dalla panca domenica, e comunque da solo non sarebbe bastato, per far spazio al trio d'attacco che in avvio di stagione aveva nascosto a suon di gol le pecche della rosa: CristianoRonaldo-Kakà-Benzema. Le incognite, com'è facilmente intuibile, sono innumerevoli a partire dalla condizione di Ronaldo che non può che essere approssimativa, fino alla personalità di Benzema, che ancora non ha capito che non è più nel campionato francese dove tutti sono più buoni e non è più in un Lione che gioisce lo stesso se arriva ai quarti di Champions. In più c'è l'infortunio di Albiol, una delle poche certezze difensive. I dubbi ci sono, ma sono pure dall'altra parte, in un Barcellona che, paradossalmente, ha forse in Ibra e Messi (in panchina con l'Inter in vista del clasico) il suo enigma maggiore di questa prima parte di stagione.

Le certezze arrivano solo dia numeri da cui si parte domenica sera: 206 sfide ufficiali con 85 vittorie del Real, 79 del Barca e 42 pareggi. I gol sono a quota 354 per le merengues e 330 per i blaugrana. Una curiosità: l'unico clasico della storia giocato il 29 novembre finì 2-0 per il Madrid in casa: era il 1959 e uno dei due gol li segnò Alfredo Di Stefano, che domani sera vuole esultare di nuovo a 50 anni esatti di distanza.

venerdì 20 novembre 2009

Stavolta ci saremo?


Otto giorni di eventi per avvicinarsi alla prima finale di Champions' League che si disputerà di sabato. Una sorta di "settimana dei campioni" quella che è stata illustrata oggi a Madrid in occasione della presentazione del logo ufficiale della finale che si giocherà al Bernabeu il prossimo 22 maggio. Il logo, ha commentato Jorge Valdano, direttore generale del Real ed ex attaccante delle Merengues negli anni '80, "riesce a trasmettere le sensazioni e lo spirito trasmesse dalla Spagna, da Madrid, dal calcio e dalla Champions". L'avvicinamento alla partita che assegnerà "la Coppa dalle grandi orecchie" sarà segnato da due partite: il 19 si giocherà a Getafe, a pochi chilometri da Madrid, la finale della Champions League femminile, mentre al Bernabeu si sfideranno le giovanili under19 delle due finaliste maschili.

L'ultima finale di Coppa Campioni al Bernabeu si giocò 30 anni fa, il 28 maggio 1980: il Nottingham Forest si impose 1-0 sull'Amburgo vincendo la seconda Coppa consecutiva di quella squadra del mitico allenatore Brian Clough. Il Real, quell'anno, venne eliminato in semifinale dai tedeschi: dopo il 2-0 dell'andata al Bernabeu firmato dalla doppietta di Santillana, venne sepolto 5-1 ad Amburgo.

mercoledì 18 novembre 2009

Raul-Van Nistelrooy, le stelle chiedono spazio

Hanno tirato la carretta nelle ultime due, fallimentari stagioni, spesso evitando il tracollo. Ma ora, nel Real dei nuovi Galacticos non sembra esserci più spazio per Raul e Van Nistelrooy. Il capitano nell’utimo mese ha giocato soltanto il doppio confronto con l’Alcorcon, la squiadra di serie C che ha sbattuto fuori le merengue dalla Coppa di Spagna e ora sembra desitnato a stare a guardare anche sabato contro il Racing Santander, nonostante Kakà, Higuain e Benzema (che Pellegrini considera i titolari davanti) siano reduci da dieci giorni in giro per il mondo con le nazionali. La panchina di Raul sta suscitando forti polemiche tra i sostenitori del Real che mai lo avevano visto fuori dall’undici per tre partite consecutive: conoscendolo, è difficile che Raul manifesti pubblicamente la sua insofferenza. Probabilmente starà tessendo la sua tela conbtro Pellegrini in uno spogliatoio in cui è ancora il leader, e lo riprova la cena tra il presidente Perez e il dg Valdano in cui i due hanno deciso di chiedere chiarimenti al tecnico cileno sulla posizione del capitano. Vista la forma di Higuain e il prossimo ritorno di Cristiano Ronaldo, gli spazi per Raul continueranno però a non essere moltissimi: il capitano delle merengue sarà presto davanti a un bivio, accettare un ruolo part time come quello riservato a un altro monumento blanco come Santillana, che pure partendo dalla panchina fu determinante a fine carriera per la conquista delle Coppe Uefa 1985 e 1986. Oppure operare una scelta traumatica come quella di Butragueno che alla fine della stagione 1994/95, in cui aveva giocato solo 8 partite di campionato, diede l’addio al club e andò a finire la carriera in Messico, per poi ritornare da dirigente.
Chi invece non ha aspettato a rendere pubblico il suo malessere è Ruud Van Nistelrooy: l’attaccante olandese è guarito dall’infortunio che nella scorsa stagione aveva fatto temere per il prosieguo della sua carriera e adesso chiede spazio, soprattutto perché vuole giocarsi i Mondiali in Sudafrica. Ruud aveva in realtà dato l’addio alla nazionale dopo gli Europei 2008, anche per le frizioni con l’allora ct Van Baster. Ora, però, vista la sbiadita stagione di Huntelaar, l’Olanda è alla disperata ricerca di una prima punta di peso e Van Nistelrooy vuole giocarsi le sue carte con il ct Van Marwijk che, però, potrà chiamarlo solo se giocherà con continuità da qui a giugno.

lunedì 16 novembre 2009

I record al contrario

Sergio Ramos è a un passo dal record di Fernando Hierro. Non si tratta però di presenze o gol con la maglia del Real Madrid, ma di cartellini rossi. Il quotidiano spagnolo As ci informa infatti che Ramos ha collezionato nell'ultima partita della Liga contro l'Atletico Madrid la sua nona espulsione nella Liga, solo una in meno rispetto a Hierro. La differenza è che il centrale di Malaga venne espulso dieci volte in 439 partite di campionato con le merengues, mentre Ramos di gare ne ha giocate solo 139. Ditelo ad Ancelotti, che pare lo voglia al Chelsea dopo averlo inutilmente consigliato al Milan negli ultimi tre anni, magari ci ripensa...