mercoledì 3 febbraio 2010

Bravo Guti, ma ora tornatene in panca

Mi alzo in piedi ed applaudo il taconazo di Guti che ci ha permesso di vincere in casa del Deportivo La Coruna dopo 18 anni di astinenza. Detto questo direi che la beatificazione del biondo centrocampista delle merengues possa finire qui.
Leggo in questi giorni sulla stampa spagnola che Guti sarebbe infatti l'uomo giusto per portare il Madrid alla decima Champions, giusto in tempo per fare le valige e andare in Sudafrica per portare la Spagna sul tetto del mondo. Leggo, complice le remissive dichiarazioni di Raul che accetta la panchina, che il capitano avrebbe lasciato proprio a Guti la leadership della squadra.
Non scherziamo: una domenica di grande qualità non cancella anni di anonimato di un giocatore che, a parte qualche guizzo, si è sempre dimostrato lezioso, poco concreto e dotato di scarsissima personalità, tre caratteristiche che, soprattutto nelle squadre "tutte primedonne" allestite da Florentino Perez, sono ancora più gravi.
Ricordo i suoi stucchevoli movimenti in mezzo al campo nel Real di Zidane, una squadra a cui il francese regalava profondità ad ogni tocco di palla, mentre Guti sembrava spesso remare contro, inventandosi giocate orizzontali che permettevano alle difese avversarie di organizzarsi a dovere. Nulla è cambiato da allora e la scelta del club di puntare su Xabi Alonso, uomo di cervello in regia ma anche di grande solidità in mezzo al campo, sembrava finalmente avviare un cambio di rotta, avallato da Pellegrini che, infatti, con Guti c'ha litigato subito, a inizio stagione.
Applauso a Guti, quindi, ma per rincorrere con successo il Barcellona del duo Xavi-Iniesta ci vuole molto di più di un colpo di tacco.

Nessun commento:

Posta un commento