giovedì 11 marzo 2010

The day after - Le ragioni di una disfatta

Non è bastato un mercato estivo da 260 milioni di euro. Non è bastato un Bernabeu pieno ed entusiasta dpo la rimonta sul Siviglia. Non è bastato il gol di Cristiano Ronaldo dopo dieci minuti. Anora una volta il Real Madrid esce dalla Champions League agli ottavi di finale: dopo Juventus, Arsenal, Bayern Monaco, Roma e Liverpool, ieri sera è toccato all'Olympique Lione eliminarci appena avevamo messo il naso fuori dalla fase a gironi. La disfatta brucia, ma pone anche la necessità di una seria analisi sul percorso che ha portato al fracaso.
1) Pellegrini: l'allenatore cileno ha dimostrato ieri ancora una volta di non avere l'esperienza e il coraggio giusti per portare una squadra avanti in Europa. Claude Puel nell'intervallo ha cambiato il volto del Lione, rimpinguando il centrocampo e prendendo il sopravvento nel gioco. Pellegrni non ha saputo rispondere a tono, anzi, ha peggiorato la situazione con l'ingresso di Van der Vaart al posto di Granero, lasciando in campo un Guti che aveva regalato lampi solo nei primi venti minuti di gioco. IL risultato è stata la fine del filtro a centrocampo e un'impostazione troppo offensiva con Sergio Ramosa e Arbeloa poco disciplinati tatticamente.
2) Il mercato: dopo aver speso 260 milioni di euro in estate per Cristiano Ronaldo, Kakà. Xabi Alonso e Benzema, Florentino Perez e il so braccio destro Valdano non hanno ritenuto di mettere mano al portafogli a gennaio per sostituire Pepe che si è infortunato a dicembre e non tornerà prima di giugno. Il club ha deciso di lasciare le cose invariate in difesa affidandosi a Raul Albiol, Garay, Ramos e Arbeloa. Un grave errore sia per la mancanza di ricambi affidabili sia per la solidità di una difesa che deve essere blindata per poter reggere l'urto di una squadra a vocazione chiaramente offensiva. Quando il Real non comanda il gioco non ha sostanza dietro: lo si è visto nel primo tempo contro il Siviglia e nella seconda frazione contro il Lione. Con gli andalusi è andata bene ma non può essere sempre festa.
3) Il bluff Guti: Il Real è gestito in maniera umorale. La dimostrazione perfetta è la presenza di Guti in campo per tutti i 90' contro il Lione: il centrocampista blanco aveva dimostrato negli anni con chirurgica precisione di non avere la stoffa per guidare la squadra nei momenti topici, Pellegrini lo aveva capio e lo aveva messo ai margini salvo poi ripescarlo a furor di popolo dopo il tacco al Deportivo la Coruna trasformandolo nel regista della squadra. Ieri, ancora una volta, Guti ha dimostrato la sua inconsistenza: ben marcato dai francesi non ha cercato movimenti o spazi, ma ha abdicato completamente al suo ruolo, cominciando a vagare per il campo pronto solo ad affidare la palla a Diarra che ha dovuto sobbarcarsi il compito di far partire le azioni. Senza qualità.
4) Il Cristianocentrismo: Incapace di trovare un gioco che sfrutti al meglio le potenzialità dei tanti campioni, Pellegrini ha deciso di basare tutto il gioco della squadra su Cristiano Ronaldo. Il portoghese è il terminale di tutte le azioni offensive, è spinto all'individualismo e quando decide di coinvolgere i compagni non ha punti di riferimento. Ieri Higuain, dopo l'incredibile gol sbagliato a porta vuota, ha cominciato a girare al largo, giocando quasi in posizione di ala, lasciando vuota l'area francese. Lo stesso dicasi per Kakà che ha grande intelligenza tattica ma non è un individualista a differenza di Cristiano: nel Real attuale, però, è costretto a far tutto da solo e gira a vuoto. Le sue qualità individuali si esaltano negli spazi, ma il Real non è capace di giocare in contropiede e quindi Kakà finisce per fare semplicemente da sponda a Cristiano.
5) La prevedibilità: Quando non ha palla Cr9 il gioco madrileno è prevedibilissmo. Contro il Lione, nella ripresa, l'unico tema tattico erano i cross di un lentissimo Sergio Ramos dalla destra. Impossibile segnare.
Questi solo alcuni degli asptti che hanno portato all'ennesimo fallimento europeo in una stagione che si concluderà con la finale di Champions al Bernabeu dove rischiamo ora di vedere trionfare il Barcellona. Ad Ancelotti, Mourinho o Ferguson il compito di salvare il popolo blanco da questa ennesima umiliazione.

1 commento:

  1. complimenti per il blog da parte di uno che nei dintorni del bernabeu ha passato delle splendide nottate..speriamo almeno di riprenderci la Liga e di festeggiare con una gran grigliata da De Maria a Felix Boix..
    saluti da LB

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